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Microclima

Creare un movimento nel fermo immagine della pittura è un bel paradosso, l’istanza narrativa è nelle sue corde, ma, a fronte del flusso permanente di immagini e informazioni da cui siamo assediati, il quadro non può più essere finestra coerente ma spazio disomogeneo che re-inventa le sue strategie di racconto, mettendo a tema anche il suo stesso statuto,  le stesse modalità di rappresentazione.

Per quanto installati in forma di sequenza, i quadri della serie Microclima sono in realtà frame autonomi, accostati alla ricerca di uno sviluppo narrativo coerente che riescono soltanto a mimare, senza mai realizzarlo. Nature morte che virano in paesaggio, un racconto che procede per scarti visivi, sia in senso letterale (le composizioni sono fatte di resti, involucri nella fase finale del consumo), sia per deviazioni di senso, per slittamenti.

"Microclima si riferisce a una zona geografica locale in cui il clima differisce in modo significativo da quello delle zone circostanti a causa di peculiarità topografiche e ambientali”

Attraversate in modo incongruo da scene di genere (campionate da vari media), le vanitas diventano teatro di azioni drammatiche, riconoscibili ma non identificabili; (non) luoghi percorsi da strane tensioni e animati da minuscoli personaggi dalle posture e dai gesti noti ma riassemblati e contestualizzati in modo difforme, dove il reale sembra affiorare per atti mancati piuttosto he per capacità interpretativa e dove lo spettatore è chiamato a ricomporre un luogo assente attraverso gli indizi visivi a mano a mano disseminati: immagini-documento che sottraggo alla vaporizzazione dei media per rioffrirle allo sguardo trasfigurate, in un territorio intermedio, all’interno del quale sfumano le opposizioni tra immaginario collettivo e psicologia individuale e dove la testimonianza di eventi concreti dialoga con la fiction, producendo una fusione irreale.

“Microclima può anche  riferirsi ad un complesso delle condizioni climatiche esistenti nella  vicinanza del suolo rispetto alla vegetazione più alta”

Spettacolo e conflitti, turisti e sfollati, soccorritori e spettatori, una folla senza ombra: fantasmi. Frammenti rubati ad altre narrazioni, asportati dai flussi  permanenti dell’informazione mediatica, montati e riprodotti, giustapposti nel tentativo di tenerli insieme, alla ricerca della momentanea ricomposizione di un’improbabile unità spazio/temporale che, alla fine del processo, serve solo a rendere più sottile proprio la verifica dell’impossibilità a ricondurre ad unità compositiva e percettiva la successione frammentaria di eventi e storie.

A furia di vederle, di ripeterle quotidianamente, le immagini, le parole, diventano gusci vuoti: l’arte, quando funziona veramente, può restituirle come visione.

“Quando le condizioni microclimatiche di un ambiente diventano sfavorevoli e il bilancio termico diventa positivo o negativo, il sistema di termoregolazione del corpo umano mette in funzione opportuni meccanismi di difesa”  A. De Pascale - estate 2009

Microclimate

Creating a movement in the still image of painting is a real paradox because  its core is  narrative, but, as we are besieged by a permanent flow of images and information, a picture can no longer be a coherent window but an inhomogeneous space that re-invents its storytelling strategies, also  choosing its own status, the very mode of representation, as its theme.

Although installed as a sequence, the paintings of the Microclima series are in reality autonomous frames, combined with the search for a coherent narrative development that they can only mimic, without ever attaining it. Still lifes that turn into landscape, a story that proceeds through visual differences, both in the literal sense (the compositions are made of remains, wrapping in the final phase of consumption), and through deviations of meaning, through slips.

"Microclimate refers to a local geographical area in which the climate differs significantly from that of the surrounding areas due to topographical and environmental peculiarities”

Crossed in an incongruous way by genre scenes (sampled from various media), vanitas become the theater of dramatic actions, recognizable but not identifiable;  non places crossed by strange tensions and animated by tiny characters with known postures and gestures but reassembled and contextualized in a different way, where the real seems to emerge through slips rather than through interpretative capacity and where the viewer is called to recompose a non existent place through the visual clues gradually disseminated: document-images that I subtract from the vaporization of the media to re-offer them  transfigured to the gaze, in an intermediate territory, within which the oppositions between collective imagination and individual psychology fade and where the showing of concrete events dialogues with fiction, producing an unreal fusion.

"Microclimate can also refer to a complex of climatic conditions existing closer to  the ground than the taller vegetation”

Entertainment and conflicts, tourists and evacuees, rescuers and spectators, a shadowless crowd: ghosts. Fragments stolen from other narratives, removed from the permanent flows of media information, assembled and reproduced, juxtaposed in an attempt to keep them together, in search of their momentary recomposition in an improbable space / time unity which, at the end of the process, only serves  to make more subtle the realization of the impossibility of bringing the fragmentary succession of events and stories back to compositional and perceptive unity. 

By dint of seeing them, repeating them daily, the words, the images become empty shells: art, when it really works, can give them back as a vision.

"When the microclimatic conditions of an environment become unfavorable and the thermal balance becomes positive or negative, the thermoregulation system of the human body activates appropriate defense mechanisms”   A. De Pascale - summer 2009