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L’ospite - acrilici su tele installate - 2006

Alloggiati, residenti temporanei in luoghi diversi dalla propria casa, l’ospite non è soltanto un titolo, ma un  sentimento, una condizione operativa. 

Pensati per mostre a domicilio, sono quadri che tentano di declinarsi in oggetto: una soglia fra segno e referente; immagini che, aderendo imperfettamente all’oggetto rappresentato, segnano l’ambigua demarcazione fra la realtà ordinaria dello spazio e l’ostensione della sua messa in scena (uno studio di design, l’abitazione di un gallerista, il Trevi Flash Art Museum).

Maldestri, ingombranti, sempre fuori luogo: errori, un cattivo funzionamento dell’atto comunicativo naturale delle cose. Atti mancati che teatralizzano l’essere stesso della pittura, la messa in gioco ironica della sua inadeguatezza: inglobarla (ospitarla) in… con, su, per, tra, fra …  Rigenerarla con i suoi anticorpi.  

Mi sembra, a distanza, che il vero soggetto di questo lavoro sia il paradosso  di una pratica manuale che mima prodotti ed immagini seriali (ribaltando una prassi comunemente accettata). Un cortocircuito fra l’essere veloce,  sgattaiolante e mutevole della merce (utilizzo soltanto immagini espressamente prelevate da depliant pubblicitari, quelli che quotidianamente intasano la cassetta della posta, per intenderci) ed il rimetterle in forma con supporti e strumenti  che necessariamente rimandano ad altri ritmi, altre modalità dell’immagine e dell’immaginare.  Antonio De Pascale - aprile 1996

    

 

The guest - acrylics on installed canvases - 2006

'Temporary residents' lodged elsewhere  than in their home, the guest is not just a title, but a feeling, an operational condition.

Designed for home exhibitions, they are paintings that attempt to become objects, a threshold between sign and referent; images that, adhering imperfectly to the represented object, mark the ambiguous demarcation between the ordinary reality of space and the display of its staging (a design studio, the home of a gallery owner, the Trevi Flash Art Museum).

Awkward, bulky, always out of place. Errors, a malfunction of the natural communicative act; slips that dramatize the very essence of painting, the ironic stake of its inadequacy: incorporate it (host it) in ... with, on, for, between,...  to regenerate it with its antibodies. 

It seems to me, at a distance, that the real subject of this work is the paradox of a manual practice that mimics products and serial images  overturning a commonly accepted practice). A short circuit between the fast changing and sneaking essence of the goods (I use only images expressly taken from advertising brochures, those that daily clog the mailbox to be clear) and their restoring  into shape with supports and tools that necessarily refer to other rhythms, other modes of image and imagination. Antonio De Pascale - april 1996