Ma c’è un ospite in quello studio? Virginia Baradel
Panorama Italiano 1 arte e critica oggi G.C Politi Editore per la mostra omonima al Flash Art Museum Trevi 1996 / Il Gazzettino 1 luglio 1996
Nella zona dei navigli vi è lo studio di architettura e design ”Navone Associati” Ogni architetto ha il proprio spazio: tavolo, telefono e computer circondati da carte, appunti, schizzi, schemi e calcoli.Tutto sembra normale e invece, dal 19 giugno, non lo è.
Nell’aria c’è qualcosa di strano che rende leggermente inquieti e fa ruotare gli occhi attorno per capire cosa non va. In quello studio vi è un “Ospite”. Tale infatti è il titolo, e il significato, di un intervento che Antonio De Pascale, artista di Padova, ha realizzazione in un luogo non deputato ma ideale per ambientare il suo lavoro. Questo consiste in una serie di articoli d’arredo domestico resi sulla tela con perfetto zelo oleografico.
Fodere a vivaci fiorami incappucciano i computers, sul fianco della fotocopiatrice vi è un forno a gas, sotto lo scanner una scarpiera, contro l’asettico muro un armadietto con con scope e detersivi, nel mezzo di una lineare scaffalatura d’ufficio, vi è una libreria in teak con tanto di libri e ninnoli. VI è anche una scala (dipinta) appoggiata sul fianco di un armadio (vero) e un divano (dipinto) sotto una finestra (vera). De Pascale mimetizza un arredo d’appartamento, stile carosello anni ’60, in uno studio funzionale e tecnologico anni 90.
E’ un po' come E.T. mimetizzato tra balocchi di peluche che: sul principio non ci si accorge che c’è un essere di un altro pianeta ma si sente che qualcosa non va, non ci sente al sicuro. Non va sia perché quegli oggetti (fuori luogo e fuori tempo) tendono a inserirsi come se niente fosse, sia perché si tratta in realtà di tele dipinte. In questo raffinato trabocchetto è in gioco la storia delle immagini, al saga del verosimile, giunta all’apoteosi inerte con le immagini pubblicitarie. Dall’uva di Zeusi (che gli uccelli cercavano di beccare) ad una fiammante motocicletta su un depliant, che suscita gli stessi appetiti dei pennuti, il principio (e l’atto) della fedeltà mimetica ha cessato di significare per, solamente, sedurre. In realtà lo stesso specchiante forno di De Pascale è da réclame, se non fosse che è un dipinto, dunque né un forno vero né il suo santino merceologico. tanto che il bordo inferiore non combacia con la linea del pavimento: su di esso, infatti, è poggiata la tela che è reale, non il forno che è immagine (così l’armadietto che sta in piedi pur senza un piede e la scala che appare inclinata mentre la tela è dritta).
In questo scarto, in questa sincope della simulazione totale, si compie li sabotaggio della perfetta omologazione. Come in un film di vampiri, quando tutto sembra finir bene nella ritrovata serenità domestica, di colpo il protagonista si gira e sorride, lasciandoci scorrere, nel dubbio i titoli di coda.