Interiors 1997/1998

Sguardo in macchina di oggetti in posa, luci poco naturali, la ricostruzione di una falsa quotidianità: sono le immagini d’interni che fanno occhiolino da depliant e riviste di arredamento. Luoghi intimi e protettivi, messi in scena fotografati e pubblicati. Ambienti sospesi in una dimensione irreale per la sparizione di ogni traccia di gesti e usi quotidiani, punto di  partenza per i  miei “Interiors”. 
Montaggi digitali con cui ho disseminato indizi di pericoli o accadimenti imprecisati che  cercano un prolungamento negli archivi mentali collettivi, elementi di fiction che declinano  in senso narrativo immagini che conservano la loro (pretesa) essenza  documentaria.


Shooting posing objects, unnatural lights, the reconstruction of a fake everyday life: these are the interior images that wink from brochures and décor magazines. Intimate and protective places, staged, photographed and published. Environments suspended in an unreal dimension because of the disappearance of all traces of everyday gestures and habits: the starting point for my "Interiors"
Digital montages  over which I have disseminated clues of dangers or unspecified events that seek an extension in the collective mental archives, elements of fiction that convey narrative images that retain their (alleged) documentary essence.

Tradire le apparenze, abitare l’interstizio fra ciò che è visto e ciò che è veramente conosciuto, può ricreare, piuttosto che illustrare, i dubbi e le correnti segrete che minano la certezza di essere dislocati nel “migliore dei mondi possibili”. 

Betraying appearances, inhabiting the gap between what is seen and what is truly known, can create, rather than illustrate, the doubts and secret currents that undermine the certainty of being located 'in the best possible world'.