Acrilici su tela montata su telai sagomati, tutti della stessa dimensione cm.138x69x8
Break è un progetto composto da quadri confezionati in forma di cioccolata, snack dai gusti diversi in cui l’inverosimile cerca punti di contatto col verosimile.
Per questo progetto ho coniugato "pittura di paesaggio” e confezioni di cioccolata, catastrofi linguistiche e calorie visive. Un (re)mix di generi fra loro distanti, non meno di quanto dista uno spuntino da un telegiornale eppure vicini ai paradossi quotidiani ed alla loro spettacolarizzazione.
Break è un marchio inventato anche se resta evidente il saccheggio della linea Milka, un prodotto Kraft…”cose buone dal mondo”.
Break: rottura/pausa, squarcio/intervallo. Fra la traduzione letterale e l’uso comune, nel termine ho individuato un indizio di sdoppiamento e l’ho scelto come titolo/marchio.
Break! un imperativo che, se ripetuto molte volte, può sembrare una implorazione: break, break, break…la richiesta di una tregua.
Ma la ripetizione è anche strategia visiva, una forma di concettualizzazione: i campioni iniziali di questi lavori sono frame di provenienza telegiornalistica per i quali, nella declinazione pittorica, ho inventato improbabili fuoricampo e montaggi inediti, paradossi visivi in cui è il reale che sembra planare sul fantastico.
La provenienza telegiornalistica attesta il significato referente delle immagini, anche in quanto orma luminosa che in un dato momento è stata fissata e trasmessa. Catturarle, dipingerle, intersecarle con la grafica pubblicitaria degli snack più diffusi mi dà il senso non tanto di una surrealtà o di un’astrazione che erompe dalla rappresentazione, quanto, al contrario, di un eccesso di reale che irrompe nella surrealtà dello spettacolo quotidiano.
Si ha interferenza fra attore e personaggio quando l’attore introduce nel film qualcosa di sé che esula dal sistema linguistico del film stesso.
I frame, una volta dipinti, recitano, sono simultaneamente se stessi e l’immagine interpretata, il quadro/confezione trattiene un surplus di quella realtà che il linguaggio vorrebbe macinare in finzione.
Dislocazione e saturazione del gesto pittorico, interferendo nel processo di significazione, interrogano le immagini senza perderne le connotazioni originarie. Antonio De Pascale - Giugno 2003
Acrylic on canvans mounted on shaped frames, all of the same size cm.138x69x8
Break is a project made up of pictures shaped as chocholates, snacks of different flavours in which unlikely situations look for an intersection with reality.
For this projects I have put together landscape painting and chocolate wrappings, linguistic catastrophes and visual calories. A (re)mix of genres as dissimilar as a snack can be from TV news, yet close to the daily paradoxes which are turned into spectacle.
Break is a fictional trademark though it clearly shows the borrowing from the Milka, a Kraft product…”delicacies from the world”.
Break: breach/pause, tear/interval. Between the literal translation and its common use …Having noticed a sort of double meaning between the literal and the common use of the term, I have chosen it as a title/trademark.
Break! An imperative which if repeated several times may sound as an entreaty;: break, break, break…a request for a respite.
But repetition is also visual strategy, a form of conceptualization: the initial samples of these works are frames taken from the Tv news format. In their pictorial version I have invented unlikely off screens and unprecedented montages, visual paradoxes where reality seems to mix with the fantastic.
The Tv news format testifies to the referential meaning of the images, even as a bright trace which at a certain point has been fixed and passed down. Capturing, painting and intersecting them with the grapihc design of the most popular snacks creates, in my opinion, not so much a surreal and abstract representation as, on the contrary, an excess of reality which overflows into surreal daily performance.
There is an interference between actor and character when the actor puts into his performance something of himself which goes beyond the linguistic system of the film.
Once painted, the frames perform and are simultaneously themselves and the interpreted image, the pictiure/packaging holds on to a surplus of the reality which language aims at transforming into fiction.
The dislocation and saturation of the painting gesture by interfering with the process of signifying question the images without losing their original connotations. Antonio De Pascale - Giugno 2003